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Le donne della corte di Tripoli

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  Richard Tully operò a Tripoli nel 1785, come funzionario consolare britannico nell‘Impero Ottomano e console generale di sua maestà britannia presso la corte tripolina. Le sue memorie forniscono un completo ragguaglio sulle abitudini della corte di Alì Karamanli, pashà di Tripoli, in un’epoca in cui la città serbava vivi aspetti del suo splendore ma già mostrava tutti i germi della decadenza che doveva poi colpirla. Tully vi risiedette per dieci anni e, per i suoi doveri, venne a trovarsi a stretto contatto con la famiglia dei Karamanli, potendone poi raccontare abitudini e particolari piccanti. Ciò che secondo il console britannico differenziava la corte tripolina dalle altre barbaresche era la maggiore libertà che in essa era lasciata alle donne della famiglia reale. Esse si occupavano degli affari di stato in un’atmosfera di gelosie e intrighi su cui era pesante l’ombra ottomana. Il pashà, infatti, da secoli prendeva in moglie solo straniere, per lo più schiave greche, armene ...

Il Carroccio

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  Il 5 luglio del 1150, i milanesi, battuti dai cremonesi, perdono il loro carroccio. Di cosa si trattava? Ci risponde Lodovico Antonio Muratori negli Annali d’Italia: “Pensando i Piacentini alla vendetta e alla maniera di rifarsi del danno e della vergogna lor fatta nell’assedio di Tabiano dai Cremonesi nell’anno precedente, strinsero, o pure confermarono lega coi Milanesi, con indurli a mettersi in campagna coll’esercito loro contra di essi Cremonesi. Così fece il popolo di Milano. In questo mentre i Piacentini voltarono le lor armi e macchine centra il suddetto castello di Tabiano, del quale in fine s’impadronirono, e tosto lo spianarono. Ben diverso fu l’esito dell’armata milanese. Venuta alle mani nel dì cinque di luglio coll’armata cremonese a Castelnuovo, fu forzata a voltarle spalle con perdita di molta gente e cavalli. Peggio anche le occorse, perchè restò in mano de vincitori il carroccio loro. Era questo allora l’uso delle città più forti d’Italia di uscire in campagna c...

Osservazioni sulla bonfica veneta

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  La pianura padano-veneta è alluvionale. Si è formata grazie all’attività di alcuni fiumi, tra cui Adige, Frassine, Bacchiglione, Brenta e Piave. Forniamo qualche osservazione sulle opere di bonifica. Fino al XVI secolo enormi zone nella parte bassa erano caratterizzate da ristagno idrico che portava all’accumulo di acqua nelle bassure, localmente “valli”, con formazione di veri e propri laghi, anche di discreta profondità, fedelmente rappresentati nelle carte catastali commissionate dalla Repubblica di Venezia nella seconda metà del XVI secolo. Tali laghi si formavano a causa dell’impossibilità per le acque meteoriche, e dei corsi fluviali minori, di scolare verso il mare in quanto bloccate dalla presenza di dossi sabbiosi, localmente “arzeri”, che non sono altro che letti fluviali abbandonati dei fiumi maggiori. Infatti, a causa della scarsa pendenza della pianura padano-veneta, si ha accumulo di sabbia e detriti nel letto del fiume, fenomeno che non solo lo rende pensile ma in ...

Le quattro giornate di Napoli

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  Tra il 27 ed il 30 settembre del 1943, con l’Italia non più alleata della Germania, una furiosa insurrezione scoppiò a Napoli: è la storia delle “quattro giornate“. La città fu liberata prima dell’arrivo degli alleati in una eroica pagina di storia civile. Fu un moto spontaneo, senza un vero e proprio coordinamento che smosse Napoli devastata da 110 bombardamenti alleati, occupata facilmente dai tedeschi per l’immediato cedimento del comando militare, soggetta alle più vandaliche azioni di rappresaglia, dall’incendio dell’Università alle pubbliche fucilazioni. Il colonnello Scholl, proclamato il coprifuoco e lo stato d’assedio, fece dapprima i conti con la resistenza passiva, con sole 150 persone che si presentarono per il decretato servizio obbligatorio invece delle previste trentamila, poi, mossa l’ennesima rappresaglia, fece i conti con l’esplosione della rivolta. Napoli, priva di viveri e d’acqua, con 200.000 persone senza tetto, si destò dal Vomero, da Chiaia, da Piazza Nazi...

L’assedio di Berga

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  Il resoconto che presentiamo è tratto dal Drapeau Francais ed è estratto dal giornale La Frusta, n. 198 del 29 agosto 1873. Consigliamo al lettore di prendere visione dell’introduzione Cronache della terza guerra carlista estratte da “La Frusta”. *** S.A.R. l’Infante Don Alfonso comandante in capo, avendo raccolta l’armata reale di Catalogna in Prats de llusanes, avea divisato di bloccare la piazza di Berga, e d’attirare così sul terreno della montagna le colonne nemiche (notino i lettori quest’ultima frase, per ispiegare la tattica e lo scopo dei carlisti nel bloccare le città importanti). Il blocco cominciò il 3 agosto. La guarnigione composta di 2200 uomini tentò molte sortite che furono sempre respinte, provando perdite serie, dai corpi piazzati a Bla ed a Gironella. Bentosto essa dovette spedire sotto la protezione di due cannoni del castello dei piccoli distaccamenti a foraggiare lungo le mura con precauzioni infinite. I viveri divenivano rari nella piazza, gli abitanti e l...

Storia del Cristianesimo: il tumulto degli argentieri di Efeso

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  Uno degli episodi del Nuovo Testamento che meglio descrivono i risultati della predicazione paolina in Asia è rappresentato dal tumulto degli argentieri di Efeso. La predicazione dell’apostolo aveva fatto sorgere malumori tra gli orefici che fabbricavano i “tempietti di Artemide” che i devoti della dea acquistavano in pellegrinaggio al tempio cittadino. La predicazione dei cristiani fece calare le vendite e ne scaturì una sommossa in cui i pagani presero in ostaccio due cristiani, ma non è tutto. Le fonti in base alle quali Luca ricostruì il fatto furono forse assai scarne, una semplice notizia ampliata sulla dello stile drammatico del compilatore, come suggerito da Plumacher. Un episodio che spiegherebbe la pericolosità del cristianesimo per il mondo pagano e l’atteggiamento neutrale delle autorità verso la nuova religione. Tuttavia la narrazione dell’evento si presenta così carica di vivacità e particolari che, come osserva Jalaber, “non c’è particolare del racconto che non pos...

Leone X e Clemente VII

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  Nel 1516 Guicciardini passò al servizio del cardinale Giovanni de’ Medici, divenuto papa col nome di Leone X: ottenne anzitutto il governatorato di Modena e, nel 1521, fu nominato commissario generale dell’esercito pontificio. Difese con successo Parma dall’assedio delle truppe francesi e quando, nel 1523, divenne papa Giulio de’ Medici, col nome di Clemente VII, fu nominato governatore della Romagna e divenne poi consigliere del papa e luogotenente del suo esercito. I due pontefici di Casa Medici furono così da lui descritti. *** Leone, che portò la prima grandezza ecclesiastica nella casa dei Medici, e con l’autorità del cardinalato sostenne tanto se e quella famiglia, caduta di luogo eccelso in somma declinazione, che potettero aspettare il ritorno della prospera fortuna: fu uomo di somma liberalità: se però si conviene questo nome a quello spendere eccessivo, che passa ogni misura. In costui assunto al pontificato, apparì tanta magnificenza e splendore, e animo veramente real...