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Visualizzazione dei post da marzo, 2025

Storia del Cristianesimo: Anjirō il primo cristiano giapponese

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  Anjirō fu il primo cristiano giapponese di cui si ha notizia. Dopo aver commesso un omicidio nella sua terra natale, si unì alla compagnia portoghese di Fernão Mendes Pinto, con la quale arrivò a Goa dove incontrò San Francesco Saverio unendosi alla sua missione in qualità di traduttore. Convertitosi, divenne egli stesso missionario, battezzato col nome di Paulo de Santa Fe. Fu lui ad accompagnare San Francesco Saverio, Cosimo de Torres e Juan Fernandez nella prima missione cristiana in Giappone. Anjirō era originariamente un samurai del Dominio di Satsuma, e fu descritto come “ricco e di nobile estrazione”, ma dopo l’omicidio dovette fuggire dalla sua terra. Unitosi ai portoghesi, fui lui stesso a voler incontrare San Francesco Saverio perché fosse confessato per il suo crimine. Andò allora a Malacca, ma il santo era partito per le Molucche. Deluso, Anjirō salì su una nave che lo avrebbe riportato in Giappone, ma incontrò una tempesta e dovette rifugiarsi sulla costa cinese. Lì ...

La bandiera di combattimento della Regia Marina

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  Nell’ottobre del 1904, il vice ammiraglio Carlo Mirabello, Ministro della Marina, presentò a Vittorio Emanuele III la seguente relazione sulla bandiera di combattimento della Regia Marina: “Maestà, la consuetudine, invalsa già da molti anni della offerta della bandiera di combattimento alle navi da battaglia per parte di comitati, di cittadini, di gentildonne, in rappresentanza di città, di province o di regioni, consuetudine che la Maestà del Vostro Augusto Genitore e S. M. la Regina Madre vollero confermare, donando la bandiera alle navi Re Umberto e Regina Margherita, rende ormai conveniente lo stabilire con sovrana deliberazione che ogni nave da battaglia della R. Marina, abbia la propria bandiera di combattimento. Qualora a V.M. piaccia approvare in massima questa nuova istituzione regolamentare, l’unico decreto, che ho l’onore di sottoporre alla augusta firma di V.M., provvede anche alle modalità per le funzioni di consegna ed a quelle per la conservazione della bandiera e ...

Le doti oratorie di Savonarola

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  Giovanni Schnitzer, nel suo testo “Savonarola”, si sofferma sulle doti oratorie di frate. *** In misura eccezionale Girolamo possedeva le grandi doti, rare a ritrovarsi raccolte in una sola persona, che costituiscono la forza dell’oratore: una intelligenza acuta, una eccellente memoria, un profondo sentimento, e una vivace fantasia. La lucida perspicacia della sua intelligenza non permetteva offuscamento alcuno della sua consapevolezza, e teneva in freno gli eccessi della tendenza mistica, anche essa innati in lui, che avrebbero facilmente potuto far velo al suo discernimento. La sua vita affettiva er un fuoco ardente, che ad ogni minimo tocco levava alte le fiamme. I suoi sentimenti comprendevano tutta la gamma delle commozioni umane, dai teneri moti di dolce gioia sino all’impetuosa effusione d’immenso giubilo, dalle più lievi tonalità d’inquietudine e dolore sino all’appassionato scoppio di disperato lamento. Perchè procedenti dall’intimo dell’anima, i suoi sentimenti erano se...

Cesare Beccaria contro la pena di morte

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  Dei delitti e delle pene è un breve saggio scritto dall’illuminista italiano Cesare Beccaria pubblicato nel 1764. Ne estrapoliamo un celebre passo in cui l’autore critica la pena di morte (C. Beccaria, Dei delitti e delle pene, cap. XVI). *** Questa inutile prodigalità di supplicii, che non ha mai resi migliori gli uomini, mi ha spinto ad esaminare se la morte sia veramente utile e giusta in un governo bene organizzato. Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro simili? Non certamente quello da cui risulta la sovranità e le leggi. Esse non sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno; esse rappresentano la volontà generale, che è l’aggregato delle particolari. Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l’arbitrio di ucciderlo? Come mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere quello del massimo tra tutti i beni, la vita? E se ciò fu fatto, come si accorda un tal principio coll’altro...

Caravaggio a Napoli

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  Caravaggio lascia Roma divisa in due, caravaggeschi ed anticaravaggeschi quasi si combattono, si ostacolano vicendevolmente, si lanciano accuse. Da un lato i suoi potenti protettori che continuano a procurargli commissioni, dall’altro l’ambiente accademico e buona parte degli alti prelati che lo boicotta. La “Madonna della Serpe”, dipinta per San Pietro, è rifiutata esattamente come la “Morte della Vergine”, realizzata per i frati di Santa Maria della Scala. Le ragioni profonde di questi contrasti vanno ricercate nel superamento che Caravaggio opera dei canoni tradizionali. Egli propone un nuovo comporre che apre la via al realismo moderno. L’ambiente nel quale si muove non è però tutto entusiasta della sua arte. C’è già Napoli al suo orizzonte. Dopo l’uccisione del Tomassoni il 29 maggio del 1606, per lui inizia una fuga senza soste, sempre con la speranza di poter tornare a Roma. Col suo peregrinare, nel gennaio del 1607, è nel Regno di Napoli dove passa qualche tempo nei feudi...

La nascita dell’Olanda

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  Quando nel 1556 Filippo II pretese d’introdurre, anche nelle Fiandre, l’Inquisizione spagnola, si generò tra quella società e Madrid una frattura insanabile e drammatica, foriera di continue guerre. Fu il presupposto della nascita dell’Olanda. La Spagna si mostrò distante dai sentimenti e dalle prerogative di un popolo che aveva maturato aspirazioni completamente diverse, coi suoi ricchi mercanti ed i banchieri di Anversa e Bruges. Sotto la guida di Guglielmo d’Orange, detto il Taciturno, rivoltosi fiamminghi e bande di calvinisti scatenarono una furia iconoclasta contro i luoghi di culto cattolici in quella che fu detta “Rivoluzione dei Pezzenti” dal nomignolo sprezzante di gueux diffusosi per indicare gli insorti. La repressione fu violenta, eseguita con determinazione da Fernando Álvarez de Toledo, il Duca D’Alba, ma non risolse affatto il problema anzi lo aggravò. Tutte le province del Nord, dalla Zelanda all’Olanda, si sollevarono nominando Guglielmo d’Orange come Stathouder...

La Guerra Italo-Turca: diario delle operazioni navali dell’anno 1912

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  Diario navale dei tredici mesi della Guerra Italo-Turca estratto dalla Rivista Nautica. Operazioni dell’anno 1912. *** Gennaio Il 1° del mese i nostri incrociatori del Mar Rosso bombardano diversi fortini ed accampamenti turchi situati sulle Coste. Il 7, nel pomeriggio, il Piemonte coi caccitorpediniere Garibaldino ed Artigliere, sorprendono a Kunfidah 7 cannoniere turche. L’Artigliere inizia prima da solo il fuoco contro il nemico, finchè sopravvengono Piemonte e Garibaldino. Le cannoniere sono in parte colate a picco ed in parte vanno ad incagliare. Vengono presi trofei, e viene catturato l’yacht Fauvette. Null’altro di notevole in questo mese, se non la costante oper di abnegazione delle nostre navi per coadiuvare, nei diversi porti, allo scarico del materiale e del personale, la continua sorveglianza di tutto il litorale, compiuta in condizioni di tempo e di navigazione oltremodo difficili, la cooperazione, con tiri dalle navi, alle azioni che si svolgono. Febbraio Il 20, a s...

Cesare Borgia contro Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo

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  Una celebre pagina di Machiavelli descrive la vendetta di Cesare Borgia contro i ribelli Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo. *** Ordinate così le cose, el duca Valentino ne veniva verso Sinigaglia: e quando arrivò la prima testa de’ cavigli al ponte non lo passorno, ma fermisi volsono le groppe de’ cavalli l’una parte al fiume l’altra alla campagna, e si lasciorno una via nel mezzo donde le fanterie passavano, le quali sanza fermarsi entravano nella terra. Vitellozzo, Pagolo e duca di Gravina in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavigli; e Vitellozzo disarmato, con una cappa foderata di verde, tutto afflitto come se fussi consio della sua futura morte, dava di sé (conosciuta la virtù dello uomo e la passata sua fortuna) qualche ammirazione. E si dice che quando e’ si partì da le sua genti per venre a Sinigaglia e andare contro al duca, ch’e’ fece come una ultima dipartenza con quelle: e a li suoi capi raccomandò la sua casa e le fortune di quella...

La Pace di Lodi

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  Nino Valeri, in La libertà e la pace, si sofferma su come la Pace di Lodi impose ai regni della Penisola il principio dell’equilibrio. *** Solo negli ultimi anni del governo di Lorenzo de’ Medici, quando la bilancia delle potenze italiane si è consolidata attraverso una serie di conflitti – congiura dei Pazzi, guerra di Ferrara, congiura dei baroni – la Lega Italica, nata dalla pace di Lodi piuttosto per l’inconsapevole forza delle cose che come maturato sistema, assurge a una certa forma di coerenza politica. L’istintiva difesa degli organismi in contrasto è già, o tende già ad essere, consapevolezza di una comunità nazionale, in cui la salvezza di ognuno è necessariamente legata alla salvezza dell’intero sistema. Motivi di conflitto non mancano certamente, come non mancano in nessun organismo vivo; ma la materia di discordia viene facilmente dominata dai governanti, che fanno appello con successo alla ragionevolezza e prospettano il pericolo incombente su tutti, quando qualcuno...

La flottiglia di Ponza

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  Nel 2003 è apparso nelle sale cinematografiche il film Master & Commander con l’attore Russell Crowe ed una trama ispirata alle opere di Patrick O’Brian ambientate nel Mediterraneo negli anni del tornado napoleonico. In molti appassionati il film ha risvegliato l’interesse per la storia navale ed ha spinto il sottoscritto ad una serie di approfondimenti che iniziamo, con questo articolo, a proporre ai lettori di Historia Regni. Per cominciare facciamo un tuffo nelle acque dell’arcipelago delle isole pontine, anno 1806. A metà marzo l’esercito napoletano, opposto ai vincitori di Austerlitz, era già tutto ritirato in Sicilia. Resistevano “al di qua del Faro” Gaeta e Civitella e con esse le isole pontine. L’ultimo atto del governo borbonico fu l’ordine del 4 febbraio di quell’anno diramato dalla regina Maria Carolina, la quale, prima di raggiungere il reale consorte a Palermo, aveva inteso distribuire fra le isole di Ponza e Ventotene 1531 “trugliati”, ovvero detenuti del reclus...

Il liberalismo inglese

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  In poche magistrali pagine, tratte da Storia del liberalismo europeo, il filosofo Guido De Ruggiero traccia l’evoluzione economica, politica e sociale dell’Inghilterra, individuando gli elementi essenziali del liberalismo inglese. *** Anche qui il potere monarchico riesce ad affermarsi con la vittoria di una famiglia aristocratica sulle altre, ed a compiere l’unificazione politica del regno. Ma le ragioni vitali di protezione e di difesa dai nemici esterni, che sul continente avevano fortificato lo stato a spese della libertà degli individui, non hanno la stessa forza presso un popolo isolano, naturalmente protetto dal mare. Manca qui il principale strumento di oppressione, la forza armata: perché, da una parte, la flotta che ne costituisce la principale difesa, ha una struttura individualistica e un’azione, per così dire, periferica, che la rendono fautrice di libertà, più che di dispotismo; e dall’altra parte, l’esercito, quasi costantemente impegnato nelle guerre continentali,...

I fatti di Sciara Sciat

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  Il 3 ottobre del 1911 la flotta italiana aprì il fuoco contro le fortezze di Tripoli. Aveva così avvio la conquista della “Quarta sponda” dopo una lunga preparazione diplomatica e propagandistica, nonché dopo una significativa penetrazione economica promossa, a partire dal 1907, dal Banco di Roma, finanziatore di attività industriali, linee di navigazione ed agenzie commerciali. L’11 dello stesso mese avvenne il vero e proprio sbarco del nostro corpo di spedizione. L’inazione turca pareva avallare l’idea diffusa in Italia, di una guerra-lampo, senza grandi perdite nè umane nè finanziarie. In realtà, all’effettiva impreparazione delle forze ottomane, si accompagnava il fatto che l’attacco era avvenuto nel periodo del ramadan e tutto era un po’ fermo in Tripolitania. Tutto, meno che i berberi di Suleiman El-Baruni e gli arabi di Mohamed Fekini. Furono loro, a Sciara Sciat, a mostrare l’esistenza di una resistenza viva e feroce. Fekini, capo dei Rogebàn, si unì ai berberi di Suleima...