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Visualizzazione dei post da agosto, 2025
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Abu Salim Abd Allah al Ayyasi visitò Tripoli nel 1664 descrivendola con queste parole: “Ha edifizi graziosi, piazzali ampi, mura alte e ben proporzionate nei giri, le sue strade sono ampie e comode a percorrersi… ha due porte: una verso la terra ferma, l’altra verso il mare, poiché il mare cinge molti lati della città. La fortezza nella quale risiede l’emiro è contigua alla città dalla parte della porta di terraferma, fra questa ed il mare “. Nel giugno del 1685 la squadra francese del vice ammiraglio Jean II d’Estrées, bombardò la città, riducendola in rovine. Tripoli, assieme a Salé, Algeri e Tunisi, era il principale covo dei corsari barbareschi. Queste flotte musulmane, costituite da piccole e rapide imbarcazioni, per lo più feluche e sciabecchi, effettuavano incursioni sulle coste francesi. La situazione fu ritenuta intollerabile da Colbert. Nel settembre del 1681 iniziarono le ostilità. Il maresciallo Abraham Duquesne, con nove navi, inseguì dei corsari tripolini che avevano assa...

Storia del Cristianesimo: Sant’Antonio da Padova a Rimini

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  Alla figura di Sant’Antonio da Padova sono da sempre attribuiti grandi miracoli. Nella città di Rimini, il santo portoghese ne copì due di grande fama. Il miracolo eucaristico di Rimini si verificò nel 1223 per opera di Sant’Antonio da Padova. Uomo di grande cultura, profondo conoscitore delle Sacre Scritture e della teologia, Sant’Antonio fu sempre impegnato nella predicazione e nello studio. La sua parola chiara, l’eloquenza ricca, la retorica incandescente, la capacità di parlare alla folla con semplicità lo fecero apprezzare da San Francesco che l’invitò ad insegnare: “Mi piace che tu insegni teologia ai nostri frati, a condizione però che, a causa di tale studio, non si spenga in essi lo spirito di santa orazione e devozione, com’è prescritto nella regola”. Sant’Antonio ricevette questo incarico nell’autunno del 1222 e cominciò dai villaggi della Romagna funestati da continue guerre civili e movimenti ereticali. L’Assidua, prima biogafia del santo portoghese, redatta appena ...

I brentatori di Pavia

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  I Brentatori incarnarono una figura essenziale nella vita medievale, quella dell’esperto di vini. Furono giudici, banditori, venditori, persino vigili del fuoco. Derivarono il loro nome dalle “brente”, recipienti pieni di vino, portati a dorso, che all’occasione potevano servire a spegnere incendi. Compagnie di Brentatori si incontrano a Mantova, a Cremona, a Trento, a Rovereto, a Ferrara, a Parma, a Roma, a Napoli, fino al Seicento. Lo statuto del Paratico dei Brentatori di Pavia, ritrovato in una copia dell’atto 24-27 settembre 1533 di Luigi dei nobili di Ruino di Gravenato, notaio pavese, è presente nell’Archivio della Curia Vescovile di Pavia e ci dice tutto della corporazione cittadina dei brentatori. Le norme dello statuto possono distinguersi in due parti: l’una concernente la vita interna del paratico, l’altra il regolamento della attività professionale. L’iscrizione al paratico era obbligatoria per tutti coloro che esercitavano la professione nella circoscrizione della c...

Inadeguatezza delle infrastrutture nelle Due Sicilie

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  Il grave problema della mancanza delle infrastrutture nel Regno delle Due Sicilie concerneva come è risaputo la rete ferroviaria. Collegamenti via rotaie erano insufficienti ed incerti nelle pochissime tratte esistenti così che il direttore dell’Osservatorio Astronomico di Napoli, rilevando che le 400 miglia da Londra a Glasgow erano percorse in trenta ore di viaggio con una spesa di sette ducati e mezzo, si chiedeva: “Mi dica in grazia, quante ore occorrono ad un galantuomo per andar da Teramo in Abruzzo a Reggio nelle Calabrie, e quanti ducati deve spendere, oltre all’inevitabile martirio di slogarsi le ossa, anche col rischio probabile di rompersi addirittura la nuca! Ecco perchè noi ci moviamo come le chiocciole e ci sentiamo inabili a magnanimi sforzi. L’esercizio del moto nelle facoltà fisiche ingenera del pari il moto nelle morali, e ne nascono le grandi cose che onorano le nazioni” (E. Capacci, Memoria sulla migliore costruzione de’ carri, in La Campania-Industriale, cit....

Napoleone e Plutarco

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  Se avessimo avuto la possibilità di entrare nella biblioteca della Scuola reale di Brienne-le-Chateau, un istituto militare nel dipartimento dell’Aube in Francia, tra il 1779 e il 1784, è probabile che intento nell’avida lettura di qualche polveroso volume, avremmo incontrato un giovanissimo Napoleone Buonaparte. Ad attirare l’attenzione di quell’esile ed emaciato studente erano prevalentemente i volumi dei classici latini e greci per cui nutriva una speciale fascinazione. In particolare sappiamo che uno dei suoi autori preferiti, se non il preferito, era il Plutarco delle Vite parallele che conobbe con ogni probabilità nella traduzione francese di Jacques Amyot. La curiosità sta nel fatto che colui il quale la storia l’avrebbe inesorabilmente fatta non si rivolse in prima battuta ai fatti storici, non tanto dunque alla storia evenemenziale e allo storico per eccellenza, non al Senofonte, non al Tucidide, ma a quel Plutarco che dal canto suo non fece mai mistero di essere soprat...

La Guerra di Arauco

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  Secondo Filippo II, la Guerra di Arauco costò il maggior numero di vittime spagnole nel Nuovo Mondo. E lo sostenne morendo senza vederne la fine… Il conflitto in effetti durò 236 anni, tra il 1536 e il 1772, e coinvolse le aree cilene tra il fiume Mataquito e l’estuario del Reloncaví, divenute per gli spagnoli le “Fiandre Indiane”. Gli spagnoli immaginavano una conquista rapida ed una facile sottomissione degli indigeni, invece i mapuche tennero uno spirito di lotta permanente, riuscirono ad imparare rapidamente come affrontare gli spagnoli, escogitarono contromosse e si dotarono persino di una loro cavalleria, soprattutto approfittarono delle foreste e delle montagne per organizzare una sanguinosa guerriglia che non dette mai un chiaro vincitore. Infatti, sebbene dal 1609 ogni governatore celebrasse i parlamentos con i capi indigeni, gli scontri non cessarono mai e, alla fine, gli spagnoli si convinsero che qualsiasi tentativo di pace fosse inutile come qualsiasi tentativo di ot...

Le prime mobilitazioni dei lavoratori italiani

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  A Torre Annunziata, a seguito del rifiuto opposto dagli industriali di servirsi, per le operazioni di scarico nel porto, delle squadre della lega dei mugnai, maturò, nell’aprile del 1904, un imponente ed aspro sciopero che portò all’arresto di dieci operai, tutti condannati per direttissima. Nelle stesse giornate si registrarono violenze contro alcuni facchini crumiri ed arresti preventivi nel timore che lo sciopero si estendesse alle Ferrovie del Vesuvio con la mobilitazione dei temuti ferrovieri. Gli industriali risposero con una serrata e tutto culminò nel tentativo di omicidio perpetrato ai danni di uno di loro dagli operai. Fu una delle prime vere mobilitazioni dei lavoratori italiani. Il diffondersi delle società di mutuo soccorso, la propaganda di Bakunin, la penetrazione dell’Internazionale nei grandi e piccoli centri manifatturieri italiani, la fondazione del Partito Operaio e la nascita poi del Partito dei Lavoratori divenuto, nel 1893, Partito Socialista, segnarono una...

Ottone di Rehbinder, Maresciallo di Savoia

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  L’estone Bernardo Ottone di Rehbinder fu Maresciallo di Savoia dell’esercito sabaudo dal 1706, dopo una ricca esperienza come generale delle fanterie dell’Elettore Palatino. Al servizio di Vittorio Amedeo II di Savoia e poi di Carlo Emanuele III si distinse sempre per ingegno, costanza e valore. Vittorio Amedeo II lo conobbe nelle giornate dell’Assedio di Torino del 1706, ne ammirò le virtù di soldato e lo volle al suo servizio. Già l’anno dopo, nella spedizione di Provenza e nell’assedio di Tolone, ricambiò questa fiducia e come premio per i servizi forniti, il 15 marzo 1708, Vittorio Amedeo II lo nominò generale d’artiglieria: “Le cospicue qualità che concorrono nella persona del signor Bernardo Otto barone di Rehbinder lo rendono così degno dell’universale applaudimento e della nostra speciale consideratione sia per il merito suo proprio che l’ha distinto appo le Potenze straniere con l’esercitio di rilevanti impieghi militari che per le prove ch’egli ha date di valore e di co...

La mancanza di strade nelle Due Sicilie

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  Un tema scottante connesso allo sviluppo economico nelle Due Sicilie era rappresentato dalla mancanza di infrastrutture, anzitutto di strade. La questione fu sottolineata anche dal meridionalista Francesco Saverio Nitti in Il brigantaggio meridionale durante il regime borbonico: “La Basilicata, centro principale del brigantaggio, ai tempi di Carlo III non avea quasi alcuna strada rotabile. La strada delle Calabrie giungeva fino a Persano; nel 1792 era estesa sino a Lagonegro e solo nel 1795 giungeva a Muro e nel 1797 ad Atella. Ancora nel 1863, quando fu fatta l’inchiesta parlamentare sul brigantaggio, sui 124 comuni della Basilicata 91 erano senza strade; sui 108 della provincia di Catanzaro 92; sui 75 della provincia di Teramo 60. Dei 1848 comuni del Napoletano 1321 mancavano di strade”. Su 90.200 chilometri di strade del Regno d’Italia nel 1861, 76545 si trovavano al Nord (85 %), contro 13655 al Sud (15 %). Questi numeri, in rapporto alla superficie, corrispondevano a 12,4 chi...

Quando la cattedrale di Tolone divenne moschea

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  Nel 1543, Francesco I chiese a Solimano di inviargli in aiuto l’ammiraglio Barbarossa per conquistare Nizza. L’assedio congiunto delle forze ottomane e di quelle francesi fallì indecorosamente nel settembre di quell’anno, ma, con l’inverno che sopraggiungeva, il re di Francia volle ringraziare l’alleato ospitandolo a Tolone. Per l’occasione, la cattedrale cittadina divenne una moschea. La corte francese dispose l’evaquazione di buona parte dei quartieri della città, concedendo a tutti l’esenzione dalle tasse per dieci anni. Gli ottomani entrarono a Tolone e ne furono padroni. Issarono la bandiera sui palazzi delle rappresentanze cittadine e imposero le loro tasse ai commercianti rimasti. La cattedrale di Tolone, la Notre-Dame-de-la-Seds, fu da loro usata come moschea. Cinque volte al giorno vi accorrevano per pregare. Trentamila combattenti musulmani restarono tutto l’inverno a Tolone. Durante lo svernamento, Barbarossa riuscì pure a far circolare tra i mercanti della regione, la...

Buon Ferragosto!!

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Zingari, polacchi e prigionieri sovietici ad Auschwitz

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  Tragico fu il destino di migliaia di zingari, polacchi e prigionieri sovietici deportati dai nazisti ad Auschwitz. Gli zingari furono oggetto del piano di sterminio dei nazisti. In Unione Sovietica essi venivano fucilati dagli Einsantzgruppen, in Polonia venivano fucilati sul posto o spediti nei campi di sterminio. Qui ne perirono 50.000. La maggior parte dei zingari venne internata nel campo di Auschwitz in ottemperanza ad un ordine di Himmler del 16 dicembre 1942. Dal febbraio del 1943, in un settore apposito di Birkenau, il cosiddetto campo per famiglie, vennero in tutto collocati circa 23.000 zingari, uomini, donne e bambini, per lo più provenienti dalla Germania e dall’Europa occidentale. La maggior parte di loro morì di fame, malattie e sfinimento fisico. Il 2 agosto 1944, dopo aver gassato l’ultimo gruppo di 2897 zingari, il loro campo di Birkenau venne chiuso. I polacchi vennero in gran parte internati per motivi politici. dal 1940 al 1942, la maggioranza dei deportati e ...

Memorie della Grande Guerra: Bruno Miniati, un fotografo nella Grande Guerra

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  “Mi spedirono subito sul Carso, la zona più rognosa. Ma io ero un diavolo. Avevo una motocicletta con il sidecar, un sacco a pelo, una macchina a pellicole piane 10 per 15 e un’incoscienza unica. Forse la stagione più bella della mia vita è stata quella”. Sono le parole di Bruno Miniati che appena appena diciannovenne s’arruolò volontario nell’88° Reggimento Fanteria per fotografare la Prima Guerra Mondiale. Era livornese ed aveva già fotografato il terremoto di Messina ed il conflitto in Libia. Nato a Livorno nel 1889, era estroso, curioso, sicuramente intraprendente e risoluto: “Quando rientravo al Comando Supremo, che era guarnito di imboscati con il coleltto duro, facevo terra nera. Un giorno, alla mensa, mi sfottono perchè ho l’uniforme in disordine e mi tirano addosso le molliche di pane. Io rispondo con i cantucci, quelli insistono e allora metto mani ai bicchieri e poi alle bottiglie spaccandogliele in testa e gridando ‘imboscati, vigliacchi, cagoni!’. Una scena da film”....

L’assedio di Genova del 1800

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Uno degli episodi più importanti della Seconda Campagna d’Italia fu l’assedio di Genova. Occupare la città era di fondamentale importanza per sottrarla agli austriaci ed agli inglesi che, se l’avessero presa, non solo si sarebbero appropriati del formidabile materiale bellico dell’arsenale, ma ne avrebbero fatto un’ottima base terrestre e marittima contro i napoleonici. Fu così che Massena, al comando dell’Armata d’Italia in sostituzione di Championnet, si presentò in città il 10 febbraio del 1800 salutato dalle salve delle batterie del Molo Vecchio. Suo capo di stato maggiore era Oudinot, suoi luogotenenti erano Soul, Suchet e Marbot. Ai reparti francesi si aggiungevano due legioni polacche, sei cisalpine, quattro mezze brigate piemontesi, un battaglione toscano, quattro battaglioni liguri, per un totale di 28.000 uomini. Tra gli italiani con Massena c’erano anche i due poeti Giovanni Fantoni ed Ugo Foscolo. Ai francesi si opponeva l’armata austriaca del barone Melas di circa 100.000 ...

Sguardo sulle industrie del Regno delle Due Sicilie

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  Massimo Petrocchi, nel suo “Le industrie del Regno di Napoli dal 1850 al 1860”, fornisce un lungo elenco di manifatture esistenti sulla sponda continentale del Regno delle Due Sicilie nell’ultimo decennio di vita del governo borbonico e ben spiega come l’industria nel Meridione d’Italia non solo non fosse così avanzata come quella inglese o francese, ma era ancora ad uno stadio primitivo, con produzioni perlopiù d’uso quotidiano come stoviglie, terraglie, mobili, scarpe, cappelli e guanti. Talvolta questi prodotti erano anche al centro di una notevole esportazione, per esempio verso la Grecia o il Nuovo Mondo, spesso su navigli sardi. Tutto ciò si ricava dagli stessi documenti delle autorità borboniche che confermano gli enormi limiti del sistema manifatturiero napoletano già evidenziati dal Regio Istituto di Incoraggiamento, dal Direttore generale di ponti e strade e dai borbonici liberali. Per esempio, se a Moliterno si indicavano venticinque operai per manifatture di strumenti...

La Battaglia di Varsavia

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  Il 10 agosto 1920, le unità cosacche sotto il comando di Hayk Bzhishkyan attraversarono la Vistola col proposito di entrare a Varsavia da ovest mentre l’attacco principale sarebbe venuto da est. Non potevano immaginare che l’esercito polacco avrebbe respinto l’offensiva nemica. L’ultima fase della guerra russo-polacca si giocò qui, a Varsavia. Pilsudski aveva tentato di recuperare i vecchi territori della Polonia approfittando del caos che dominava la politica interna nella Russia sconvolta dalla rivoluzione, mobilitando un esercito di 540.000 uomini. Era una forza dai numeri impressionanti, ma carente di armi ed attrezzature. Nel 1919 era riuscita a recuperare la Lituania e parte dell’Ucraina fino a conquistare Kiev nella primavera del 1920. Tuttavia quando l’Armata Rossa si liberò dei controrivoluzionari bianchi 800.000 russi marciarono sino al confine con la Polonia ai comandi del generale Mikhail Toukhatchevski, un ex ufficiale dello zar che si unì a Lenin e Trotsky. L’Armata...

La conquista francese dell’Algeria

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  Il 1857 vedeva sventolare la bandiera francese sull’Algeria. Ventisette anni avevano condotto le armate d’Oltralpe dal litorale alla penetrazione verso il gran deserto. Iniziò tutto con un colpo di ventaglio che il Bey di Algeri, Hussein III Dey, diede sul viso del console Pierre Deval, nel giugno del 1827. Il caso fu costruito ad arte. Il reggente da tempo non riceveva risposta alle lettere che aveva inviato al re di Francia ed il console, nel giustificare il silenzio del suo sovrano, usò volontariamente parole ingiuriose che suscitarono la stizza del musulmano. Parigi chiese le scuse del bey, ma questi si rifiutò e l’incidente diplomatico divenne il casus belli per l’aggressione militare dell’Algeria. Immediatamente le navi francesi strinsero in un blocco navale Algeri. Il 4 ottobre una squadra della reggenza tentò di forzare il blocco, ma fu respinta. Il clima degenerò quando l’equipaggio della fregata francese Duchesse de Berry venne massacrato e decapitato da algerini vicino...