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Visualizzazione dei post da aprile, 2025

La disfatta di Hattin

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  Con ancora l’eco della disfatta di Hattin, Saladino è spesso presentato come un condottiero invincibile eppure, prima di avere ragione dei cristiani, dovette organizzare ben tre invasioni del piccolo Regno di Gerusalemme e molte furono le volte in cui fu sconfitto, spesso con forze più numerose di quelle crociate. La prima invasione di Saladino si concluse per lui con la schiacciante sconfitta nella Battaglia di Montgisard, il 25 novembre 1177, dopo aver invaso il regno dall’Egitto con oltre trentamila uomini ed essere respinto da poche centinaia di cavalieri guidati da Baldovino IV il lebbroso. La seconda invasione respinta risale invece all’estate del 1182, ben cinque anni dopo Montgisard. Manuele I Comneno, imperatore di Costantinopoli, era morto, e Saladino aveva concluso una tregua coi normanni di Sicilia. Il Regno di Gerusalemme si trovava quindi del tutto isolato, privo di alleati ed incapace dunque di aspettarsi soccorsi in breve tempo da forze amiche. Consapevole di ciò,...

La Missione Mineralogica Italiana Sanfilippo

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  Il 23 giugno 1910 partì da Tripoli una spedizione italiana, ufficialmente volta a svolgere una esplorazione agronomica, ma in realtà diretta a portare avanti studi minerari. Promossa dal Banco di Roma e sostenuta dal Governo Giolitti, la spedizione era guidata dal siciliano Ignazio Sanfilippo, Direttore Generale Tecnico della Société Generale des Soufres. Tappa principale del viaggio fu il luogo del deserto sirtico nel quale era stata segnalata la più importante miniera di zolfo. Sanfilippo completò la missione e ad agosto tornò a Roma. Pur non avendo potuto effettuare alcun sondaggio o prelievo di campioni minerali, la sua relazione colpì il governo che lo incaricò subito di portare avanti una seconda spedizione. L’8 aprile del 1911 Sanfilippo, affiancato dal conte Ascanio Michele Sforza, vice capo missione, dall’interprete Vittorio Maffei, dall’amanuense Gaetano Rosselli e dall’attendente Francesco Lavinaro, partì nuovamente da Tripoli, stavolta per un viaggio più lungo. Concor...

Le carceri del Castello di Ferrara

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  Il Castello di Ferrara presenta, poste al livello del fossato, le sue prigioni. Gli estensi vi rinchiusero personaggi illustri di Ferrara di cui la storia ha conservato i nomi. Alberto V d’Este, Signore di Ferrara e di Modena, vi incarcerò e fece decapitare suo nipote Obizzo IV d’Este. Egual sorte riservò alla madre di Obizzo, sua cognata Beatrice da Camino. Entrambi avevano ordito una congiura appoggiata da fiorentini e carraresi. La rivista L’Illustrazione popolare del 19 gennaio 1871 riporta: “Coteste prigioni di Ferrara son divenute celebri per vari illustri infortuni. Il primo a lasciarvi la vita fu un estense: Obizzo d’Este e sua madre Beatrice da Camino vi furono una notte decapitati per ordine del duca Alberto che avea scoperto una loro cospirazione. A questo primo, seguirono altri numerosi orrendi supplizi, fra cui quello di Giovanni d’Este fratello bastardo dello stesso Alberto. Terribili quegli estensi per ammazzarsi fra loro!”. Più notizie troviamo in G. Petrucci, Il ...

L'Abbazia di Santa Maria delle Carceri

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  L'abbazia delle Carceri d'Este nacque nel 1189 per opera dei Canonici Portuensi di San Agostino. Prima della loro venuta in situ vi era solo una piccola chiesetta plebana, ad uso della locale comunità. Uomini saggi dicono che il battistero è ancora, almeno nelle sue strutture murarie, quello pre-1189. È interessante notare come la costruzione del complesso Abazziale non comportò l'impossibilità per i carceroti di assistere alla celebrazione delle funzioni religiose al suo interno, la Chiesa rimase parrocchiale di Carceri, e tale continua ad essere nel 2024. I Portuensi di San Agostino, oltre ad ingrandire la chiesa, realizzarono il primo chiostro in stile romanico. Nel 1407 Papa Gregorio XII trasferì il possesso e la cura della chiesa e del momastero al monaci Camaldolesi che la ressero fino alla fine del XVII secolo.  Questi ampliarono le strutture dell'Abbazia aggiungendo altri 3 chiostri ed una grande Casa Abbaziale. Nel 1690 Papa Alessandro VIII soppresse il cenob...

L’igiene nel Regno di Napoli nel Settecento

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  Lo studio dell’igiene nel Settecento può serbare sorprese più rivoltanti di quanto si possa pensare. Tipiche malattie mortali del Settecento furono il vaiolo, la febbre gialla ed il tifo, ma tra i principali problemi di salute, così gravi da causare la morte, furono anche il cancro alle vie respiratorie per inquinamento da miniere di carbone, allergie, problemi di salute prenatale, ulcere intestine, obesità ed arresto cardiaco. Le donne spesso morivano di febbre puerperale perché antisettici ed antibiotici non si conoscevano. A volte anche un semplice raffreddore poteva condurre alla morte, come un piccolo taglio poteva addurre malattie virali. L’aspettativa di vita era molto bassa, appena di 47 anni in Europa, con un tasso di mortalità infantile del 40%. Aspetto non trascurabile, da questo punto di vista, fu però il pessimo rapporto con l’igiene. Nel libro “Agua va! La higiene urbana en Madrid”, la scrittrice Beatriz Esquivias Blasco scrive che era costume dei madrileni gettare ...

Davide IV di Georgia e la battaglia di Didgori

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  Emergendo come un regno unito nell’undicesimo secolo, la Georgia si trovò presto impegnata in una lotta impari contro l’impero selgiuchide. Per evitare ulteriori devastazioni del suo paese Re Giorgio II Bagratoni decise di riconoscere la sovranità di Sultano dei Selgiuchidi e di rendergli omaggio. Nel 1089, un colpo di stato senza spargimento di sangue costrinse il re Giorgio II ad abdicare in favore di suo figlio di 16 anni, Davide. Nonostante la sua età, Davide IV si dimostrò un abile statista e talentuoso comandante militare, fu in grado di sfruttare i disordini interni nell’impero selgiuchide e il successo dei crociati in Palestina, stabilendo una forte monarchia, riorganizzando il suo esercito, le istituzioni statali e la chiesa nazionale. Durante i due decenni successivi cessò il pagamento di tributi ai musulmani e gradualmente liberò la maggior parte della Georgia orientale. Per continuare la sua vigorosa politica di liberazione e riunificazione delle terre georgiane, Davi...

La grande rivolta araba

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  A quattro anni dall’inizio della conquista libica, nel bel mezzo della Grande Guerra, i penitenziari italiani che ospitavano i ribelli arabi e berberi erano strapieni e malsani. In molti vi morirono e nessuno, in barba all’accordo di riconciliazione, fu rimpatriato. Ben poco s’era fatto per guadagnarsi l’affetto e la stima degli indiegni e centinaia erano state le sentenze capitali, gli impiccati, i fucilati. Il colonnello Arturo Vacca Maggiolini ammise che su tale malcontento “tedeschi e turchi lavorarono proficuamente durante la guerra europea, conducendo una campagna attiva e abilissima che scalzò gli ultimi residui del nostro prestigio e sviluppò contro di noi l’odio più feroce, il fanatismo più cieco”. Nacque così la grande rivolta araba. I senussi in Cirenaica ed i berberi di Chalifa ben Ascar nel Gebel Nefusa avevano eroso quel poco di territorio fino ad allora occupato dagli italiani. Il governatore della Tripolitania, Luigi Druetti, teneva la linea marginale del Gebel, t...

La Rocca di Busseto ed i Pallavicino

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  Rocca Pallavicino sorge maestosa a Busseto, in provincia di Parma. È qui che il pontefice Paolo III e l’imperatore Carlo V s’incontrarono nel 1543. Francesco I, alleatosi con gli ottomani, aveva avviato una guerra contro l’Asburgo con l’obiettivo di riconquistare il Regno di Napoli. L’imperatore chiese, quindi, di incontrare il Papa per proporre un’alleanza, ma quando questi chiese per suo nipote Ottavio Farnese il Ducato di Milano, da poco concesso a Filippo II, ogni accordo saltò. Busseto, proclamata “città” da Carlo V,s’era vista attraversato da un interminabile corteo di aristocratici, dame, cavalieri, ecclesiastici, paggi e soldati ed era stata teatro di lussuosi banchetti in quei giorni, con grande impegno di Girolamo Pallavicino. La famiglia trovava le sue origini in Adalberto di Baden che, nel 985, aveva innalzato la fortezza. L’investitura imperiale per i suoi discendenti arrivò nel 1249, quando Federico II di Svevia riconobbe come feudatario il ghibellino Oberto II Pall...

L’abdicazione di Vittorio Emanuele I

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  Domenica 11 marzo 1821 il re Vittorio Emanuele I riunì il consiglio della corona, del quale faceva parte anche Carlo Alberto e tuttavia, data l’indecisione del monarca, non venne assunta alcuna decisione. Quando però Torino cadde nelle mani degli insorti allora Vittorio Emanuele I si decise ad accettare le richieste dei carbonari ed abdicò in favore del fratello Carlo Felice. Poiché quest’ultimo era a Modena fu nominato reggente Carlo Alberto. L’abdicazione fu annunziata col seguente proclama. *** CARLO ALBERTO DI SAVOIA, Principe di Carignano, Reggente. Notifichiamo che S. M. il Re Vittorio Emanuele, abdicando la Corona, ha voluto conferirci ogni sua autorità col titolo di Reggente. Invochiamo l’aiuto divino, ed annunziando che nella giornata di domani manifesteremo le nostre intenzioni uniformi ai comuni desiderii, vi diciamo frattanto: Che immediatamente cessi qualunque tumulto, e non si faccia luogo a veruna ostilità. Non abbisogniamo certamente di ordinare che a Sua Maestà, ...

Il Battistero Paleocristiano di Nocera Superiore

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  Si leva tra le più moderne costruzioni di Nocera Superiore un pregevole edificio, probabilmente adiacente ad una scomparsa cattedrale. E’ il Battistero Paleocristiano di Santa Maria Maggiore, detto anche “La Rotonda”. Lo si raggiunge seguendo Via Mercato, in un percorso lungo il Parco Archeologico di Nocera, altra meraviglia dell’antica cittadina romana con le sue rovine romane, e si avvista la singolare opera con ampia cupola. Il monumento paleocristiano, il cui piano si trova a tre metri e mezzo sotto la strada attuale, sorse nel sesto secolo in un Mezzogiorno bizantino. L’interno, marcato da un deambulatorio perimetrale con volta a botte, è un selva di membra di spoglio, dalle basi ioniche ai capitelli corinzi, fino ai fusti di cipollino di travertino di granito, che disegnano un primo maestoso cerchio di colonne binate e un anello iscritto di colonne singole a contornare la vasca ottagonale. Prelevate da strutture diverse, queste colonne sono ineguali. Quattro dei capitelli, ...

Baliano di Ibelin e la caduta di Gerusalemme

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  Il 2 ottobre 1187, Gerusalemme si consegnava a Saladino ed al suo esercito. La Città Santa cadeva ai suoi piedi, conquistata dai musulmani dopo ottantotto anni di dominio cristiano. Fu l’inevitabile conseguenza della sconfitta di Hattin, tre mesi prima, quando fu catturato anche re Guido di Lusignano. Quella battaglia aveva lasciato Gerusalemme indifesa, tutti i cavalieri, compresi i Templari e gli Ospedalieri, erano stati chiamati alla battaglia, lasciando donne, bambini, vecchi e infermi a Gerusalemme. E tuttavia Gerusalemme non si arrese senza combattere fino alla fine. In cambio della resa immediata, Saladino propose ai civili di dar loro salve la vita, la pace, le proprietà, ma questi anonimi cristiani di Gerusalemme, pur senza la protezione degli esperti uomini d’armi, non accettarono alcuna capitolazione. Saladino allora concesse loro sei mesi di tempo per abbandonare a lui Gerusalemme, ma ancora essi rifiutarono. Preferirono il martirio alla sottomissione ai musulmani. Ge...

Garibaldi nella guerra civile uruguaiana

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  L’Urugay era invaso da un esercito argentino fornito da Rosas e comandato dall’ex-presidente Oribe in persona, i blancos. Un importante scontro si ebbe il 6 dicembre 1842 all’Arroyo Grande. I colorados, le forze di Fructuoso Rivera, quasi si equivalevano, ma dopo tre ore di conflitto Oribe prevalse, prendendo possesso della provincia di Corientes. La costernazione a Montevideo fu grande, ma subito alcuni ufficiali riorganizzarono i soldati scampati alla sconfitta e nuove reclute. L’11 dicembre il governo abolì la schiavitù e proclamò la mobilitazione generale. L’incombenza maggiore riguardava la difesa della capitale, il polmone dell’economia uruguayana ed il centro più popoloso. Garibaldi, arrivato lì sul finire di quel mese, accettò l’incarico di ricostruire la flotta, decimata nei mesi precedenti. A sua disposizione si ritrovò un brigantino, una goletta spagnola e altre quattro navi mercantili che furono tutte armate di cannoni, ma ancor prima che fosse tutto pronto Garibaldi ...

Siena e le sue contrade

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  Riportiamo un interessante articolo tratto dalla rivista “Roma, Antologia Illustrata” del 30 aprile del 1876, sulla storia di Siena e del suo palio. *** Siena fra le città italiane rette a governo di popolo fu l’ultima a perdere la sua libertà. Fatta compagna di servitù a Firenze sotto lo scettro mediceo, le furono conservate fino a che regnò quella dinastia le prerogative di Stato autonomo, leggiero compenso ai patiti danni, ma cosa grata ad un popolo, che si altamente sentiva il patrio amore. Frattanto l’antica operosità mercantile degl’italiani andava gradatamente a spegnersi, e passando a straniere nazioni, ne formava la forza e l’opulenza. Siena risentì i funesti effetti di questa trasformazione economica, nè malgrado li generosi sforzi di alcuni suoi concittadini potè ravvicinarsi alla perduta grandezza. Per la conservazione de’ suoi diritti il popolo senese si costituì militarmente, dividendo la città in Terzi, ed ognuno di questi in contrade. Ad ogni Terzo fu proposto un ...

La liberazione di Torino del 7 settembre del 1706

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  Relazione della liberazione di Torino del 7 settembre del 1706 conservata nel Convento dei Cappuccini alla Madonna di Campagna (A. Manno, autore di Relazione e documenti sull’assedio di Torino nel 1706). *** Finalmente dopo un lungo e stretto assedio di poco meno di circa quattro mesi fatto da Gallispani sotto la città di Torino, giunse ne Stati di S. A. R. di Savoia li 28 agosto nel luogo d’Isola, vicino al Tanaro, il serenissimo principe Eugenio di Savoia, con un’armata di venticinque mila uomini, la quale passò sopra due ponti di barche detto fiume Tanaro. Li ventinove di agosto il principe Eugenio fece distribuire in iscritti alli generali la marcia dell’armata, e diede ordine di mandar in Alba i carri con gli infermi e gente inutile e di non ritenere se non quelli che fossero abili a combattere, come pure che dovesse osservarsi un’esatta disciplina per li luoghi dove passavano, indi il detto principe proseguì anticipatamente la sua marcia per unirsi con S. A. R. che s’avanzò...