La lunga notte di Taranto

 





E’ passata alla storia come “Operazione Judgement”, ma per Taranto fu una notte infernale.

La notte tra l’11 e il 12 novembre 1940, spiccarono il volo gli aerosiluranti inglesi per attaccare la Regia Marina italiana dislocata nel porto di Taranto. Undici biplani “swordfish”, lanciati dalla portaerei Illustrious, affondarono le corazzate Littorio, la Duilio e la Cavour e danneggiarono l’incrociatore Trento ed i caccia Libeccio e Passogno.

Tutto accadeva in concomitanza con l’attacco al Canale d’Otranto. L’intento era quello di affermare il dominio inglese del mare.

La portaerei Illustrious si portò a 170 miglia da Taranto lanciando in volo, tra le 23.30 e le 00.30, bombardieri ed aerosiluranti. L’impresa ebbe successo nonostante gli italiani fossero al corrente della presenza britannica nell’area. Le navi italiane, infatti, si trovavano in porto per una visita di Mussolini alle Forze Navali e per festeggiare il genetliaco del Re e numerosi e gravi errori impedirono ogni efficace contromossa.

Il grosso della flotta era ancorato in Mar Grande su un fondale di 12/15 metri. In una prima fase partirono i bombardieri colpendo la Cavour e l’Andrea Doria, furono danneggiati i cacciatorpedinieri Libeccio e Pessagno e bombardati i depositi di carburante. Finirono distrutti anche due idrovolanti. Nella seconda fase furono colpite la Caio Duilio, la Littorio, la Vittorio Veneto e l’incrociatore Trento.

Una sequela di madornali errori sono imputabili alle forze italiane. Le batterie contraeree erano insufficienti sia come numero che come calibro (21 batterie con 101 cannoni; 68 complessi di mitragliere; 109 mitragliere leggere in posizioni fisse e galleggianti), solo 27 palloni aerostatici di sbarramento erano posti a difesa del porto e le reti anti-siluro erano circa un terzo di quelle che sarebbero servite. La Regia Marina, però, pagò soprattutto l’aver attribuito scarso valore a possibili attacchi di questo tipo nonchè all’uso, decisamente innovativo, delle portaeri.

L’Ammiraglio Cunningham, comandante della Mediterranean Fleet, ebbe poi a dire: “Taranto, e la notte dell’11-12 novembre 1940, dovrebbero essere ricordate per sempre, per aver dimostrato una volta per tutte come la Marina abbia nella flotta aerea la sua arma più devastante”. L’impresa inglese fu oggetto dello studio dei giapponesi che la riproposero a Pearl Harbour.

Il bilancio finale raccontava di 85 morti, di cui 55 civili, 581 feriti e sei navi da guerra danneggiate.


Autore: Angelo D’Ambra

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