Storia del Cristianesimo: una condanna a morte di cristiani sotto l’imperatore Commodo

 






Riportiamo l’atto di un processo svoltosi a Cartagine nell’anno 180, sotto l’imperatore Commodo, con cui si consumò la condanna morte dei cristiani Sperato, Narzalo, Cittino, Donata, Seconda e Vestia (A. Hamman, a cura di, Le gesta dei Martiri).


***


Sotto il secondo consolato di Presente, il primo di Claudiano, il 17 luglio comparvero a Cartagine nella sala delle udienze Sperato, Narzalo, Cittino, Donata, Seconda e Vestia.

Il proconsole Saturnino disse loro: – Voi potete ottenere il perdono dell’imperatore nostro signore, se ritornate a migliori sentimenti.

SPERATO: Noi non abbiamo mai fatto alcun male, non ci siamo mai prestati ad alcuna ingiustizia, non abbiamo mai augurato male a nessuno; al contrario, abbiamo ringraziato chi ci maltrattava. Siamo dunque fedeli sudditi del nostro imperatore.

Il proconsole SATURNINO: Anche noi siamo religiosi, e la nostra religione è semplice: giuriamo per il genio dell’imperatore nostro sovrano e preghiamo per la sua salute. Fate anche voi lo stesso.

SPERATO: se vuoi ascoltarmi tranquillamente, ti spiegherò il misero della vera semplicità.

SATURNINO: Tu cominci ad offendere la nostra religione, e non ascolterò le tue parole. Giurate piuttosto per il genio dell’imperatore, nostro signore.

SPERATO: Io non conosco l’impero di questo mondo, servo invece quel Dio che nessuno ha visto nè può vedere con gli occhi della carne. Se non sono un ladro e pago la tassa nei miei acquisti, vuol dire che riconosco il mio sovrano, l’imperatore di tutti i popoli.

SATURNINO a tutti gli altri: Rinunciate a questa vostra credenza.

SPERATO: Una maniera di pensare è falsa quando spinge all’assassinio e allo spergiuro.

SATURNINO agli altri: Non unitevi alla sua follia.

CITTINO: Noi non tempiamo nessuno, fuorchè il Signore nostro Dio, che è in cielo.

DONATA: Noi onoriamo Cesare come si merita, ma non temiamo che Dio.

VESTIA: Io sono cristiana.

SECONDA: LO sono anch’io e voglio restarlo.

SATURNINO a SPERATO: Persisti a chiamarti cristiano?

SPERATO: Sono cristiano.

E tutti fecero la stessa dichiarazione.

SATURNINO: Volete una dilazione per riflettere?

SPERATO: Non c’è da riflettere su una cosa tanto giusta.

SATURNINO: Che cosa c’è nel vostro cofanetto?

SPERATO: I libri sacri e le lettere di Paolo, uomo giusto.

SATURNINO: Avete trenta giorni per riflettere.

SPERATO nuovamente disse: Io sono cristiano.

E tutti fecero lo stesso.

Allora Saturnino lesse la sentenza sulla tavoletta:

“Sperato, Narzalo, Cittino, Donata, Vestia, Seconda e tutti gli altri che hanno confessato di vivere secondo il rito cristiano. Visto che si è offerto loro di rientrare nella religione romana e che essi hanno rifiutato con ostinazione, li abbiamo condannati ad essere decapitati”.

SPERATO: Rendiamo grazie a Dio.

NARZALO: Oggi noi saliremo martiri al cielo; siano rese grazie a Dio.

Tutti i martiri gridarono: “Grazie a Dio!”.

Così dunque ricevettero tutti insieme la corona del martirio, e sono nel regno di Dio, col Padre, col Figlio e con lo SPirito Santo per tutti i secoli dei secoli! Amen

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