Il Leone Trionfante e la battaglia di Monsanto

 







Il quarto volume di “Civiltà Veneta” di Gianfranco Siega e Paolo Mameli, a pagina 743, riferisce che Lodovico Flangini, “ferito da un colpo di maschetto al collo, si fa portare sul ponte di comando della sua galera, Il Leone Trionfante, per incitare i Veneziani all’inseguimento e alla distruzione totale della squadra turca”. L’errore è piuttosto grave. Il Leone Trionfante, infatti, non era una galera, ma un vascello di primo rango capostipite dell’omonima classe. Ordinato all’Arsenale di Venezia il 13 dicembre del 1714, venne costruito da Francesco da Ponte di Angelo e varato il 16 maggio 1716.

Lungo cinquanta metri ed armato con settanta cannoni, di cui due in versione “mostro” da duecento libbre, fu per anni la nave ammiraglia della Marina Veneta, su cui era imbarcato il Capitano Straordinario Lodovico Flangini.

In occasione della battaglia di Monsanto del 12-16 giugno 1717, in cui Il Leone Trionfante era capofila della Divisione Rossa, l’ordinanza dell’Armata Grossa era la seguente:


Divisione Rossa – Capitano Straordinario delle Navi Lodovico Flangini


Leone Trionfante

Grande Alessandro

Costanza

Madonna dell’Arsenale

San Francesco

Aquila Valiera

Fenice

Sant’Andrea

Corona


Divisione Gialla – Almirante Francesco Correr


Madonna della Salute

Terror

San Pietro

Nostra Signora del Rosario

Gloria Veneta

Nettuno

Aquiletta

Scudo della Fede


Divisione Blu – Capitano Ordinario Marco Antonio Diedo


San Pio V

Sacra Lega

Valor Coronato

San Gaetano

Rosa Moceniga

Venezia

Colomba

Trionfo

San Lorenzo Giustiniani


Navi appoggio


Ercole Vittorioso

Giuditta

Madonna del Rosario

San Domenico

Regina degli Angeli

Ercole

Santissimo Crocifisso

Pietro

Due Santi

Margherita


Dall’altra parte, c’era la flotta turca del Kapudan Pascià Ibrahim Hogia, forte di quaranta Sultane di cui una armata con centodieci cannoni, guidata dal rinnegato veneziano Pietro Moro, già ufficiale alle vele sulla Stella Maris, catturato dai turchi dopo la battaglia delle Spalmadori di Scio e liberato per aver abbracciato l’islam.

Ibrahim Hogia divise la flotta in due colonne, la prima era da lui stesso comandata, la seconda era affidata al Feta Kapudan Marabut, rinnegato inglese convertitosi all’islam ed ora al servizio della Sublime Porta.

La battaglia avrebbe potuto risolversi in una schiacciante vittoria veneziana perché al tramonto del 16 giugno i turchi lamentavano la perdita di cinque sultane, otto capitani di nave e duemilacinquecento uomini, senonché, per colmo di sfortuna, Flangini fu colpito al collo da una palla di moschetto e, privi degli ordini del Capitano Straordinario, i veneziani sembrarono perdere concentrazione, sicurezza, forza, capacità d’impegno. La battaglia si ridusse ad un duello di artiglierie che durò fino al tramonto quando i turchi ne approfittarono per sganciarsi e ritirarsi verso i Dardanelli. Flangini morirà per le conseguenze della ferita alcuni giorni dopo.


Nota Metrologica


Prima dell’adozione del sistema MKS il calibro delle artiglierie veniva indicato con il peso, espresso in libbre, del proietto.

Nella città di Venezia si usavano non una bensì 2 diverse libbre.

La prima era la libbra grossa, del valore approssimativo di 0,477 kg, usata solo nel commercio, la seconda era la libbra sottile, del valore approssimativo di 0,301 kg ed usata nel commercio, riso e prodotti coloniali, e nell’arte ossidionale.


Autore articolo: Enrico Pizzo


Bibliografia: 

Gianfranco Siega e Paolo Mameli, Cronologia storica della Repubblica Veneta e dei suoi territori in “Civiltà Veneta” vol. 4

Guido Ercole, Vascelli e fregate della Serenissima – Navi di linea della Marina veneziana 1652 – 1797

Mario Nani Mocenigo, Storia della marina veneziana

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